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Cos’è l'alitosi

Cos’è l'alitosi L’alitosi, o alito cattivo (bad breath), è un’affezione comune che coinvolge milioni di persone nel mondo, causando imbarazzo e disagio. Da ricerche effettuate è risultato che il 50% della popolazione mondiale (senza distinzione di età e sesso) soffre di alitosi; negli ultimi 5 anni, pertanto, diversi gruppi di ricerca si sono impegnati a chiarirne le cause, l’origine, i trattamenti.

Da Dove proviene

Nel 90% dei casi il cattivo alito ha origine dalla bocca. La superficie della lingua, facilitando per vastità e struttura il depositarsi dei residui alimentari, costituisce un habitat idoneo al proliferare dei batteri anaerobi che metabolizzano le proteine e si localizzano generalmente sul retro posteriore della lingua. Il caratteristico odore alitosico è dovuto ai composti sulfurei volatili (comunemente chiamati VSC) provenienti dalla degradazione batterica di alcune proteine. Nel 10% dei casi il cattivo alito è riconducibile a patologie sistemiche.

I dentisti saranno, quindi, in prima linea per eliminare questo disagio.

Quali sono le cause

I batteri gram-negativi anaerobi che metabolizzano le proteine producono composti gassosi contenenti zolfo, che emanano odori sgradevoli anche a basse concentrazioni. Le principali molecole identificate sono:
  • acido solfidrico;
  • metil-mercaptano;
  • solfuro di dimetile;
La produzione e la conversione di questi composti sulfurei dipendono da fattori locali multipli quali:
  • pH salivare alcalino;
  • ridotto tenore di ossigeno (l’apporto di ossigeno serve a distruggere i batteri anaerobi);
  • substrato disponibile per il metabolismo batterico;
  • elevata produzione batterica (un’ottima igiene orale contribuisce a ridurre la placca batterica).
Quasi sempre, una diminuzione del flusso salivare e un’alterazione del pH orale (alito da risveglio) sono causa di alito cattivo. Altre cause sono inerenti a patologie gengivali e parodontali e ad assunzione di particolari tipi di farmaci o di particolari tipi di alimenti.

Alitosi: cause e provenienza

Come dimostra l’indagine del prof. Rosemberg (J. Dent. Res., 1995. 74:1577-82), l’alitosi non è prerogativa di un sesso o di una popolazione. Secondo Bollent, in Belgio ne soffre il 50-65 % della popolazione, mentre l’American Breath Specialists afferma che 70 milioni di americani soffrono di alitosi e che vengono spesi circa 10 miliardi di dollari all’anno in prodotti che spesso risultano inefficaci.

In America circa il 40-50 % dei dentisti visita, ogni giorno, diversi pazienti che soffrono di alitosi. La diagnosi e il trattamento per l’alitosi nella cura sistematica di ogni paziente non si sono ancora standardizzati; tuttavia, la conoscenza della materia sta aumentando, grazie agli studi pioneristici di ricercatori e clinici che hanno impiantato vere e proprie cliniche o centri per i disturbi dell’alito. Le facoltà di odontoiatria e di medicina dovrebbero includere la diagnosi e il trattamento dei disturbi dell’alito nel loro programma di studi, così che in futuro si possa trattare efficacemente questo problema.

L’alitosi ha sicuramente come conseguenza un grave disagio personale e sociale, ma può anche riflettere situazioni contingenti o patologie sistemiche serie. Le ricerche, comunque, hanno identificato come causa prevalente (90%) i batteri che producono composti a base di zolfo.

I disturbi dell’alito si distinguono in fisiologici e patologici.

I disturbi fisiologici sono transitori, generalmente insorgono in particolari circostanze in cui si ha una diminuzione del flusso salivare ed un’alterazione del pH della bocca e consistono in:
  • alito mattutino o al primo risveglio;
  • alito che si sviluppa in una condizione di eccessiva fame;
  • alito che si sviluppa quando si discute per molto tempo;
  • alito che insorge nel periodo mestruale (menorrea) ;
  • alito che insorge se si assumono particolari tipi di alimenti (soprattutto spezie);
  • alito che insorge se si assumono particolari tipi di farmaci (alcuni antistaminici, antiipertensivi, antidepressivi etc).
Si tratta di particolari condizioni organiche non riconducibili a segni di patologia. Il disturbo patologico dell’alito, è più intenso e persistente; è cronico se non si eliminano le cause e proviene fondamentalmente da sorgenti orali.

Tozentich ha dimostrato che la saliva incubata produce un odore simile a quello dei processi di putrefazione e che le principali sostanze maleodoranti sono l'acido solfidrico (H2S) il metilmercaptano (CH3SH) e il solfuro di dimetile (CH3SCH3).

Egli ha anche osservato che la saliva dei pazienti affetti da malattia par0dontale produce VSC più velocemente e intensamente. Inoltre, i VSC prodotti dai substrati dell’aminoacido della cisteina presenta un alta concentrazione di solfuro di idrogeno, mentre i VSC prodotti dai substrati della metionina presentano un’alta concentrazione di metilmercaptano (o mercaptano metilico).

La misurazione dei VSC dell’alito, usando appositi apparecchi di rilevazione di gas (Halimeter) ha confermato che i meccanismi in vitro di produzione di VSC sono simili a quelli presenti nelle bocche umane.

Kostelc ed Altri hanno notato che i pazienti affetti da paradontopatie producono più VSC. Anche la ricerca di Miyazaki (J. Periodontol., 1995. 66:79-84) ha mostrato una correlazione positiva tra concentrazioni di VSC, stato parodontale e placca linguale.

Tuttavia, è stato segnalato che la malattia parodontale non è l’unica responsabile della produzione di livelli elevati di VSC generati a livello orale.

Esiste una lunga casistica di bambini, persone giovani e anziane che, indipendentemente dal sesso e con un'ottima salute parodontale e igiene orale, soffrono di alitosi.

Come si misura

Esistono degli strumenti diagnostici,uno è l'Halimeter, capace di rilevare i VSC nella bocca: alcuni sensori posti all'interno della macchina misurano con esattezza la percentuale dei composti sulfurei presenti nell'aria che viene espirata dal paziente in un apposito tubo. Questo strumento, grande quanto un videoregistratore e, quindi, facile da usare e da trasportare, è usato negli U.S.A. da oltre duemila dentisti e da Università e Centri per lo studio del cattivo alito.

L'altro strumento è l'ORALCHROMA, un gascromatografo, capace di misurare i VSC singolarmente e visualizzarli in un diagramma . Entrambi offrono la ripetibilità nel tempo, monitorandone e confrontandone i risultati.
  • Prendere un filo interdentale bianco non cerato e senza sapore e passarlo fra i molari posteriori superiori e inferiori. Se il filo assume un colore marrone dopo 45 secondi, odorarlo.
  • Sporgere la lingua fuori della bocca quanto più è possibile e strofinare la superficie due o tre volte con una garza sterile. Dopo 45 secondi odorare la garza.
  • Passare la lingua sul proprio polso pulito senza alcun profumo. Aspettare e poi odorare.
Soffiare l'alito sul palmo della mano non darà nessuna indicazione, poiché si sentirà solo l’odore della mano.

Alitosi immaginaria

Degna di citazione è l’alitosi immaginaria. L’alitosi immaginaria sembra più comune di quanto non appaia in letteratura, ricordando in alcuni casi la sindrome sociofobica (Bohn., J., 1997. Calif. Dent.. 25:161-4). Presso la facoltà di odontoiatria dell’Università di Tel Aviv, il gruppo di ricerca del prof. Rosemberg ha condotto un’indagine sugli aspetti psicosomatici dell’alitosi, laddove entrano in gioco componenti emotive e non solo cognitive come per ogni altro tipo di percezione (Edi Et Al., 1996. Psychosom. Med.. 58:156-9). Associando la valutazione parodontale a quella psicologica mediante questionario SLC-90 per la rilevazione dei sintomi psicopatologici, si è visto che nei 38 soggetti dello studio (il 66% di sesso femminile, età media 43 anni), la valutazione soggettiva dell’alitosi era significativamente più grave di quanto oggettivamente rilevabile e non si correlava con la situazione parodontale. Bisogna, comunque, tener presente che il paziente è facilmente portato a sovrastimare l’entità dell’alitosi, forse a causa del disagio che esso provoca nelle relazioni interpersonali. Trattando i pazienti per la cura professionale dei disturbi dell’alito, i dentisti devono essere preparati a elaborare un’adeguata diagnosi differenziale. Visto che esistono apparecchiature scientificamente testate per la rilevazione dei VSC, quando questi valori non sono rilevabili nelle soglie di trattamento siamo dinanzi ad un problema di carattere psicologico.

La sindrome olfattiva di riferimento è uno stato psichiatrico riconosciuto in cui si presenta una somatizzazione di una certa problematica con conseguente credenza da parte del paziente che un odore di carattere offensivo derivi solitamente da una certa parte del corpo, o più precisamente dalla bocca: questa circostanza interferisce con le interazioni sociali normali e viene descritta nella letteratura psichiatrica da oltre cento anni.
Siamo dinanzi a pazienti affetti da allucinazioni olfattive o da disturbi psichici riconducibili a patologie psicotiche.

Come si misura l'alito

La ricerca ha indicato l'acido solfidrico (H2S), il metil-mercaptano (CH3SH) e il solfuro di dimetile (CH3SCH3) come principali componenti dei composti sulfurei volatili (VSC) responsabili del cattivo alito.

Questi composti gassosi con denso contenuto di zolfo sono generati dalla degradazione batterica (batteri anaerobi gram-negativi) di alcune proteine e più precisamente di alcuni aminoacidi solforati quali cisteina e metionina.

A tal proposito, è significativa la ricerca del dottor Waler dell'Università di Oslo (EUR. J. Oral, 1997. 105:534-7): facendo usare un collutorio contenete cisteina a soggetti senza anamnesi di alitosi, si è riscontrata un'alta concentrazione di VSC in tutti i soggetti esaminati.

Ciò si verifica sopratutto nel terzo posteriore della lingua ove, oltre ai residui alimentari, possono confluire anche le secrezioni nasali, che apportano altri substrati per gli enzimi batterici.

L'Interscan ha sviluppato uno strumento clinico standard chiamato Halimeter in grado di rilevare e misurare i VSC presenti nella bocca.

Questo strumento è diventato un vero e proprio supporto diagnostico per migliaia di dentisti e centinaia di cliniche specializzate per il trattamento dei disturbi dell'alito, è basato su tecnologie all'avanguardia e risulta molto affidabile.

Tale apparecchio (portatile) è munito di un tubo, all’estremità del quale si applica una cannula monouso: se si espira l’aria all’interno della cannula, un sofisticato sensore rileva i composti sulfurei presenti nella bocca. L'Interscan è specializzata nel produrre strumenti di rilevazione di gas di tutti i tipi anche per i programmi spaziali per la NASA.

Correlando bene con le valutazioni organolettiche, Halimeter permette di rilevare i VSC in maniera molto accurata. Per ottenere maggiori risultati, si consiglia di affiancarlo ad un oligramma (sempre fornito dalla Interscan) in grado di stampare un grafico di rilevazione e diventare un reperto diagnostico per l'archiviazione dei dati del paziente, oltre che di confronto. L'Halimeter deve essere utilizzato come componente di un programma organico, che comprende una corretta anamnesi e un adeguato esame clinico generale del paziente.

Una volta impiegato correttamente, le rilevazioni dell'Halimeter permettono di controllare, diagnosticare e trattare i disturbi dell'alito.

Si raccomanda ai dentisti di considerare, ai fini delle formulazioni diagnostiche, anche i risultati dei metodi di prova supplementari, quali la rilevazione fatta con il proprio naso, le culture batteriche, le amine salivari e quindi i metodi organolettici.

Il diossido di cloro

Il diossido di cloro è ampiamente usato a concentrazioni atossiche per la deodorazione di sistemi biologici ed organici (depurazione di bacini idrici). E' solubile in solventi acquosi e non polari (come la placca e altri biofilms orali).

E' un agente antibatterico ben tollerato e atossico.

La formula stabilizzata è stata creata per consentire alla molecola una lunga durata di azione nei prodotti per l'igiene orale. Nella reazione di ossidazione non vengono prodotti né cloro libero, né radicali liberi e il solfuro di idrogeno (dal caratteristico odore di uova marce) viene trasformato in un sale innocuo.

Il meccanismo di azione del diossido di cloro stabilizzato - ClO2 – consiste nello scindere i legami covalenti.

I legami covalenti sono quelli in cui due molecole “condividono gli elettroni su una certa orbita”.

Con S=S, i legami sulfurei vengono mantenuti.

Il diossido di cloro è un gas e può essere stabilizzato in vari modi, ma solo alcune forme sono adatte all’uso orale.

È stato utilizzato come collutorio la prima volta dalla Oxyfresh nel 1983.

I composti sulfurei volatili (VSC) sono prodotti da batteri e sono il primo passo verso la distruzione del paradenzio: fanno parte di un più ampio gruppo di composti chiamati “composti organici volatili” (VOC) a cui appartengono le ammine volatili. I metilmercaptani (CH3SH), i dimetilmercaptani [(CH3)2S] e i solfuri di idrogeno (H2S) sono i principali VSC prodotti dalla decomposizione dei batteri e dal loro depositarsi nel tessuto epiteliale.

Sono facilmente solubili nei tessuti molli della bocca e possono saturarla. Essi accrescono la permeabilità della membrana parodontale facilitando la capacità di ingresso delle tossine batteriche e degli stessi batteri nella barriera epiteliale.

Ciò causa la rottura del collagene nei tessuti a causa della risposta di citochinesi. I VSC sono anche la causa principale dell’alitosi.

È stato dimostrato che gli effetti distruttivi dei composti VSC richiedono dalle sei alle otto ore.

Il solfuro di idrogeno (H2S) è formato da L Cisteina e CH3SH (metilcarptano) derivante dalla L Metionina.

Entrambi provengono da proteine plasmatiche nella sacca degradata dai batteri.

La produzione in larga quantità di composti a base di zolfo nell’area parodontale malata ha il potere di esercitare effetti distruttivi sui tessuti della mucosa orale, specialmente sul tessuto connettivo.

Di particolare importanza è la soppressione della sintesi del collagene e l’aumento della degradazione del collagene nelle colture di fibroblasti gengivali esposte al metilcarptano, colture che evidenziano il 70% in meno rispetto alla norma.

Esse, inoltre, stimolano la produzione di specifiche citochine in sistemi di coltura, il che denota la loro capacità di attivare la risposta immunitaria del sistema, provocando, perciò, un aumento nella produzione e nell’attivazione di enzimi collagenolitici.

Nella ricerca sostenuta dal Medical Research Council del Canada (approvazione MT 35489) è stato dimostrato che i composti sulfurei volatili aumentano con la profondità della sacca gengivale e possono favorire le malattie parodontali (J. Tonzetich).

Alcuni studi stanno si sono occupati degli effetti dell’eliminazione dei composti sulfurei volatili tramite il diossido di cloro come mezzo per limitare la distruzione del collagene e la conseguente permeabilità della membrana della sacca parodontale.

Uno studio doppio-cieco dimostra miglioramenti nella condizione delle gengive con l’uso del diossido di cloro stabilizzato. Migliaia di dentisti possono affermare a ragion veduta di aver constatato effetti decisamente positivi sulle gengive dei pazienti.

Niente al mondo pulisce e deodora la cavità orale come i prodotti a base di tali sostanze.

Uno studio indipendente su molti importanti collutori, condotto dalla Clinical Research Associates, supporta queste affermazioni.

Più a lungo la soluzione è a contatto con la bocca, maggiore è la sua efficacia. Quando attivata, essa ossida i legami di zolfo attraverso la reazione di ossidazione-riduzione, rendendoli inefficaci.

La sicurezza del ClO2 è stata provata dal suo uso per oltre 50 anni come purificante dell’acqua. È testato dall’Epa e raccomandato al posto del cloro per il trattamento dell’acqua. Il cloro, infatti, reagisce in acqua producendo trialometani, conosciuti come cancerogeni; laddove, invece, il diossido di cloro attivato in acqua ha una reazione di ossidazione-riduzione, producendo ioni cloro che non sono cancerogeni. Il diossido di cloro non degrada in cloro ed è, quindi, è sicuro.

Tutte le molecole organiche hanno legami covalenti e per questo sono tutte attaccabili. Il ClO2 - che ossida i composti per produrre ioni - distrugge i virus meglio dei disinfettanti che usiamo comunemente sulle superfici e sugli oggetti.

Vengono neutralizzati, tra l’altro, tutti i batteri che permettono ai funghi di svilupparsi provocando la lingua nera pelosa. Si tratta di un ossidante leggero, che causa cambiamenti cellulari indesiderati se usato costantemente su tessuti con infezioni croniche.

I collutori con alcol rendono secchi i tessuti ed aumentano la secrezione proteica, determinando, in tal modo, un aumento dei composti sulfurei e del cattivo odore.

Uno studio del 1991 effettuato dal National Cancer Institute dimostra che i collutori contenenti più del 25% di alcol possono accrescere di circa il 50% il rischio del cancro orale e faringeo.

Questa scoperta è stata descritta in un articolo di John McDowell e Denise K. Kassebaum (JADA, p. 56 Vol.124, luglio, 1993). Nell’articolo si affermava che lo studio non era ancora ben documentato a proposito della sicurezza dell’alcol contenuto nei collutori e che erano necessarie ulteriori ricerche.

Se si può scindere un composto in modo tale che esso non venga più riconosciuto dalle terminazioni nervose del naso, l’odore va via. Questo è il principio su cui si basa il controllo dell’odore per mezzo del ClO2 stabilizzato.

La reazione del solfuro di idrogeno, espressa come ione solfuro, con il diossido di cloro attivato dalla forma stabilizzata è:

S-2 + ClO2---------------> SO4-2, ione solfato

La reazione del metilcarptano con il diossido di cloro è:

CH3SH + ClO2---------------> CH3SO2OH, acido metil solforico

La reazione del diossido di cloro stabilizzato con il solfuro di idrogeno è:

H2S + 2NaClO2---------------> 2NaCl + SO4= + H2

o più precisamente: 8 NaClO2 + 5 H2S (+ 8 OH, condizioni basiche) % 5 H2SO4 + 8 NaCl + 4 H20
(cfr. Downs, R.. Guida introduttiva per la gestione professionale di un Centro per la diagnosi e il trattamento dell’alitosi, Dispense ad uso interno della Dialogos Srl, 2003).

Il diossido di cloro

Molti dei cattivi odori che si producono nella cavità orale vengono dal solfuro di idrogeno, dal metilmercaptano e, in misure minore, da alcuni disolfuri. Ammoniaca, indolo, scatolo, cadaverina e putrescina sono i componenti degli odori nocivi più spesso trovati nel deperimento e nella putrefazione dei sistemi biologici, ma non sono quelli che contribuiscono maggiormente alla formazione dell’alito cattivo.

I principali sulfurei volatili contenuti nel substrato e nella struttura proteica della saliva e che esitano in VSC sono:


L-cisteina è attivata dal catalizzatore L-cisteina desulidrasi dei batteri gram negativi producendo 2-chetopropanato, solfuro di idrogeno e NH4.

L’enzima batterico L-metionina-i-liasi catalizza L-metionina in 2-chetobutirrato, metilmercaptano (metanetiolo) and NH4. Il 2-chetobutirrato è usato dai batteri come fonte di energia.

I rifornimenti di aminoacidi e proteine nella saliva derivano prevalentemente dalle cellule epiteliali e dalle cellule ematiche morte dei tessuti orali. Qualche substrato è presente nella saliva stessa. Altri sono presenti nella sacca parodontale, specialmente nelle malattie parodontali.

Il diossido di cloro

Nel cattivo odore orale sono generalmente coinvolti batteri anaerobi gram-negativi (cfr. Solis-Gaffer e McNamara in Kleimberg I.G. Oral Biology and Medicine. Vol. I, Issue 4, 1996):
  • Bacteriodes melaginogenicus;
  • B. fundiliformis;
  • Veillonella alcalescens;
  • Fusobacterium nucleatum;
  • Fusobacterium periodonticum;
  • F. polmorphum;
  • Klebsiella pnuemoniae;
  • Peptostreptococcus micros;
  • P. anaerobius;
  • Eubacterium limosum;
  • Centipeda periodontii
  • Selenomonas artemidis;
  • Treponema denticola;
  • Porphyromonas gingivalis;
  • Porphyromonas endodontalis;
  • Prevotella intermedia;
  • Prevotella loescheii;

Le tonsille e il cattivo alito

Anche se le tonsille hanno, a volte, un odore ripugnante, non è definito in che misura o in che relazione queste causano cattivo alito. In alcuni individui, [piccoli] depositi organici (batteri e, in particolare, i loro residui) si calcificano e si accumulano in piccole cavità (cripte) sulla superficie delle tonsille.

Questi depositi vengono anche espulsi dietro colpi di tosse ed hanno la forma di piccole pietre: vengono definiti "Tonsillolith". Il loro odore risulta molto ripugnante. Invece di procedere con l'asportazione chirurgica delle tonsille, si possono effettuare trattamenti con l'ausilio di particolare tipi di laser (questa procedura è chiamata "Cryptolysis del laser"), oppure usare particolari idropulsori idromagnetici, che, muniti di piccolissime cannule, irrigano le cripte con acqua, o meglio ancora con soluzioni a base di diossido di cloro stabilizzato.

In alcuni casi specifici, si è riscontrato che il cattivo odore proviene anche dal naso e, con minore frequenza, dai seni mascellari.

Profilassi e trattamento

La causa principale dell'alitosi è lo sviluppo di batteri anaerobi proteolitici sul dorso posteriore della lingua. I composti sulfurei volatili e altre sostanze organiche di degradazione si accumulano nella saliva e nelle biomembrane della bocca. Questi composti raggiungono una concentrazione satura nella saliva ed evaporano nell'area della bocca, manifestandosi in un odore percettibile. Solo i VSC sono stati attualmente identificati nel respiro a concentrazioni al limite o al di sotto della percezione umana.

Il trattamento dell'alitosi comprende:
  • La riduzione della concentrazione di batteri anaerobi nella bocca, specialmente sul dorso della lingua;
  • La rimozione chimica (tramite un processo di ossidazione) dei VSC e di altri agenti organici volatili della saliva e dei biofilms orali;
  • L'interferenza chimica con i sistemi enzimatici che usano i batteri per degradare le proteine e altri composti organici;
  • L'aumento del potenziale di ossidazione (EH) e l'abbassamento del pH nelle zone dove frequentemente si annidano i batteri anaerobi (gli anaerobi non si formano o non si incrementano con un pH basso e con un ambiente ad alto potenziale di ossidazione).
Nel programma di trattamento dell'alito, oltre ad una regolare igiene orale (spazzolamento, uso del filo interdentale e utilizzo di dentifrici e collutori), va inclusa anche una regolare igiene della lingua (soprattutto il terzo posteriore). La pulizia della lingua risulta fondamentale nel trattamento e nella profilassi dell'alitosi, perché la placca che si deposita su di essa è spessa circa uno o due millimetri.

Si è dimostrato che i collutori acquosi e non acquosi (gel) penetrano solo da 50 a 200 micron nella placca in un tempo di 60 secondi. I VSC che producono questi organismi occupano gli strati più profondi della placca e sono scarsamente intaccati dal semplice risciacquo orale, se questo non è preceduto dalla rimozione della placca in superficie.

Per tale scopo è stato creato un apposito spazzolino linguale in grado di rimuovere la placca accumulata sulla lingua. La rimozione chimica dei VSC avviene con l'introduzione della molecola del diossido di cloro stabilizzato (ClO2) nei dentifrici e nei collutori con lo scopo di ossidare i composti volatili.

Molti collutori immessi sul mercato per la cura dell'alitosi presentano elevati livelli di alcool (dall'8 al 25%). L'alcool ha una funzione disidratante per le mucose e favorisce la produzione dei batteri anaerobi. Con l'uso di questi collutori si ha una riduzione del flusso salivare, una riduzione di ossigeno ambientale e quindi un ambiente adatto alla proliferazione dei batteri.

I dentifrici, così come le caramelle o le gomme con alte concentrazioni di menta, non risolvono il problema, ma hanno solo un effetto temporaneo di mascheramento.

Sono oggi in commercio anche in Italia prodotti specifici in grado di eliminare realmente e con un effetto di lunga durata il cattivo alito.

Indicazioni per il paziente alitosico
  • Mantenere una buona igiene dentale;
  • Sottoporsi a visite di controllo regolari;
  • Sottoporsi a visite di controllo regolari;
  • Pulire regolarmente anche la lingua, eventualmente immergendo l'apposito spazzolino in un collutorio antialitosico ed applicando un gel specifico sulla parte;
  • Bere molti liquidi (soprattutto acqua);
  • Masticare gomme senza zucchero (meglio se con xilitolo e zinco) per stimolare la secrezione salivare (sono consigliabili anche chiodi di garofano e semi di finocchio);
  • Usare collutori antialitosici prima di dormire e al risveglio;
  • Mangiare vegetali freschi e fibrosi, come carote etc;
  • Durante la notte immergere le protesi in appositi collutori con proprietà antisettiche.
Dialogos s.r.l. p.iva: 05983740720